martedì 6 novembre 2018

IDENTITA' E MISSIONE DELLA CHIESA - RESOCONTO INCONTRO DEL 29 OTTOBRE 2018

Lunedì 29 ottobre 2018 si è svolto nel teatro della Parrocchia Immacolata di Lourdes, l'incontro interparrocchiale di riflessione sul tema : "Identità e missione della chiesa", tenuto dal parroco don Marino De Caro e aperto a tutti. Abbastanza buona la partecipazione, nonostante il maltempo. Mi è sembrato ci fossero soprattutto catechisti e operatori parrocchiali, pochi i semplici fedeli, un limite purtroppo consueto per questo genere di incontri rivolti a tutto il popolo di Dio. Don Marino ha presentato il tema partendo dal concetto di Chiesa;
proverò a riassumere i contenuti e gli spunti di riflessione offerti. Al termine dell'incontro è stato consegnato ai presenti un foglio con cinque domande utili per riflettere sui contenuti della serata in vista del prossimo appuntamento dedicato al dialogo e alla discussione che si svolgerà lunedì 12 novembre alle ore 19.30. Apprezzabile l'idea di sviluppare l'incontro in due serate in modo da non allungare troppo i tempi e permettere a tutti una riflessione più approfondita. Non esiste una definizione univoca di Chiesa, tra le dizioni più comuni ricordiamo la Chiesa come popolo di Dio, la Chiesa come corpo di Cristo, la Chiesa come tempio dello Spirito Santo. Nella Chiesa si incontrano la logica umana e la logica misterica e divina, le azioni degli uomini e i piani salvifici di Dio. Per esempio al momento dell'elezione di papa Giovanni XXIII le logiche umane proponevano un papa di transizione, frutto di un accordo tra i cardinali. Lo Spirito invece indicò Roncalli, il papa che ha rivoluzionato la chiesa moderna convocando il concilio ecumenico Vaticano II. È sbagliato parlare di Chiesa solo in riferimento alla gerarchia. Dobbiamo immaginare la Chiesa come una società ispirata alla Trinità; come nella Trinità convivono tre persone diverse in comunione tra loro, così nella Chiesa ci sono carismi, talenti e caratteri differenti che devono essere capaci di stare insieme nell'unità nonostante le loro diversità. La vita terrena è solo una fase intermedia del nostro percorso spirituale, esiste un prima, un periodo nella mente di Dio che precede la nascita, e un periodo dopo la morte per l'eternità. Nell'Antico Testamento si chiama Rivelazione ciò che Dio ci ha fatto conoscere. La Rivelazione è continua e progressiva e finisce con la morte dell'ultimo degli Apostoli. Le apparizioni successive, ad esempio quelle di Maria, non aggiungono niente alla Rivelazione. Le apparizioni servono a confermare la Rivelazione, per essere considerate attendibili devono essere in conformità con il Vangelo. Dio si definisce un Dio geloso del suo popolo che sceglie Israele tra tante nazioni potenti nonostante allora fosse solo un popolo di straccioni. Allo stesso modo Gesù sceglie i suoi discepoli personalmente in primo luogo perché stiano con lui e poi per mandarli a predicare. La Chiesa non è un'associazione di persone che scelgono di stare insieme e si fanno uno statuto. Prima della sequela c'è la parola di Gesù, la sua chiamata. Secondo alcuni teologi Gesù ha predicato il Regno, ma poi non ha dato una struttura. Secondo altri invece il primato di Pietro indica una chiara volontà sul dopo. La morte di Gesù non è un accidente improvviso; molto prima della sua morte Gesù ne spiega il significato ai discepoli, chiamandoli in disparte. Il primato di Pietro non è un privilegio personale, piuttosto la matrice del futuro rapporto tra il Papa e i vescovi. Pietro è una sorta di capoclasse e dopo di lui il suo ruolo passerà ai suoi successori, ai Papi che verranno dopo di lui, in quella che viene detta continuità apostolica. La Chiesa è fatta di una dimensione collegiale (i dodici) con un primato (Pietro). Dopo la Resurrezione esistevano 5 chiese principali, ma sulle questioni importanti l'ultima parola spettava sempre al vescovo di Roma in quanto successore di Pietro. La Chiesa ha una struttura piramidale con il Papa al vertice; poi c'è un secondo livello rappresentato dal rapporto tra il Papa e il collegio episcopale. La Comunione è una realtà organica che richiede forma giuridica e animata dalla carità. Nel 2017 papa Francesco ha indicato un vescovo per una diocesi africana, ma il popolo non l'ha voluto. In quell'occasione il Papa ha fatto valere la sua autorità, pretendendo entro 30 giorni una lettera di scuse dai rappresentanti di quella comunità. Un modo per ribadire che il clero (o il popolo) non può scegliere il proprio Vescovo, ma deve accettare quello indicato dal Papa, che ha autorità sulle singole persone. In caso contrario possono esserci sanzioni fino alla sospensione a divinis che significa che il sacerdote non può più celebrare lecitamente. Questo non significa che le sue celebrazioni non siano valide o non lo siano i sacramenti impartiti o gli atti compiuti. Il sacerdote che riceve l'ordine sacro è sacerdote per sempre, la sua ordinazione e i suoi atti sono considerati sempre validi. Il Papa non ha nessun limite; la potestà nella Chiesa appartiene al Papa oppure al Papa insieme ai vescovi e non avrebbe valore senza la presenza del Papa. Papa Francesco al momento della sua elezione ha sottolineato di essere stato scelto dai cardinali per essere il vescovo di Roma. Senza la presenza del Papa il collegio episcopale non ha alcun valore. Nella chiesa cattolica il Magistero vale dall'alto verso il basso, non ha bisogno dell'approvazione della base, come invece accade nelle chiese protestanti. Un pronunciamento ufficiale del Papa non necessita di approvazione dei fedeli. L'insegnamento del Papa è immune da errori, ma può essere revisionato nel tempo per adattarlo alle nuove esigenze pastorali. Modificare un insegnamento del Magistero chiaramente non significa che quello precedente fosse errato. Un vescovo per esercitare il suo ministero in maniera legittima deve essere in comunione con il vescovo di Roma. Non può ordinare nuovi vescovi senza il consenso del Papa, custode della continuità apostolica. Il vescovo dissidente Marcel Lefebvre venne scomunicato per aver ordinato nuovi vescovi senza il consenso di Roma, creando di fatto una chiesa separata. Il vescovo è il collegamento tra la chiesa universale e la chiesa locale. Non a caso nella messa preghiamo per il Papa e poi per il vescovo del luogo. Nelle comunità parrocchiali c'è una certa difficoltà a vivere la dimensione diocesana. Il livello più basso di Chiesa è la diocesi, non la parrocchia. La figura del presbitero è nata come collaboratore del vescovo; il parroco è delegato a nome del Vescovo ad amministrare la parrocchia ed esercita il proprio ministero in sua vece. La chiesa locale non può scegliere o ordinare un altro sacerdote senza l'approvazione del proprio Vescovo, collegamento con la Chiesa universale. La parrocchia come chiesa locale va vissuta in comunione con le altre chiese locali (e con il Vescovo). Ogni gruppo/associazione/movimento ha le sue regole interne, ma per operare all'interno della chiesa locale deve attenersi alle direttive del vescovo del luogo. L'appartenenza di un fedele a una parrocchia avviene per residenza (dove si vive) o per elezione (abito in un luogo, ma scelgo di frequentare un'altra parrocchia). Nonostante in alcuni luoghi si stiano sperimentando nuove forme di fede non legati alle parrocchie, questa resta ancora un luogo fondamentale per la sua funzione di aggregazione non elitaria, di fontana del villaggio come diceva papa Giovanni XXIII. Appartenere alla Chiesa determina il rapporto con la salvezza. Il card. Biffi dice che appartenere alla Chiesa significa fare i conti con la propria relazione con Dio. In assenza di relazione con Dio la confessione non esiste. Non è scontato che chi va a messa abbia una fede. Spesso per i ragazzi/e diamo più importanza alla presenza agli incontri di catechismo che alla loro partecipazione alla messa. La parrocchia ha carattere pubblico e deve tener conto delle diverse forme di appartenenza. Il sacerdozio è legittimato dall'alto (successione apostolica). Siamo impiegati come pietre vive per la costruzione della Chiesa. Nella Chiesa esistono varie funzioni: solitamente si suddividono i cristiani in tre categorie: ordine sacro, vita religiosa e laicato. Dopo il Concilio nell'Apostolicam Actuositatem si è ribadito il ruolo di apostolato dei laici e la loro partecipazione alla missione della Chiesa, spesso prima delegata solo a sacerdoti e religiosi. Nessuna iniziativa può rivendicare il nome “cattolica” senza l'autorizzazione del Papa. La comunità è formata da presbiteri e laici che hanno il compito di formare la comunione nella parrocchia. Senza la grazia (dono dall'alto) non esiste comunione. La nostra fede è composta da un rapporto verticale con Dio e da un rapporto orizzontale con gli altri. La comunità ecclesiale è un'aggregazione fondata sulla sequela di Gesù (comunità fraterna). Alcuni preferiscono il termine fraternità che ha un aggancio biblico più forte. La nostra priorità deve essere la relazione verticale con Dio nell'ottica di una grande fede. Se ci sono difficoltà vuol dire che la fede vacilla. Le nostre comunità sono come le fotocopie, man mano che si moltiplicano sbiadiscono. La mia fede che cos'è? È difficile fare la comunità, la fraternità è qualcosa di diverso senza la relazione verticale. Nella parrocchia non tocca a noi scegliere il prete che ci fa più comodo, ma dobbiamo collaborare con quello che il vescovo ci ha assegnato, anche se talvolta può esserci disaccordo. Dobbiamo dire: “Tu adesso sei il mio parroco (o il mio vescovo)” e metterci al servizio della Chiesa. Il Vescovo è responsabile della scelta dei parroci. Il popolo di Dio è composto dai laici e dalla gerarchia. Per gerarchia intendiamo tutte le persone legate dall'ordine sacro, che nella chiesa hanno potere decisionale. Tutto il popolo non è un'alternativa alla gerarchia ecclesiale. Rinnovando l'invito a tutti a partecipare attivamente al prossimo incontro lunedì 12 novembre ci sembra utile proporre i 5 interrogativi che ci sono stati suggeriti per la riflessione, utile base per il dialogo e la discussione. 
1. Dio ci ha chiamati a vivere l'esperienza di fede nella sua Chiesa. Sono consapevole di questa vocazione? Che valore ha la mia relazione con Dio in quella che identifico vita di fede? 
2. Confrontiamoci sull'espressione “comunione gerarchica” e sul suo significato. 
3. Quale importanza ha il vescovo e le iniziative diocesane nel mio cammino di fede? Se è carente, come possiamo migliorarla? 
4. Confrontiamoci sui rapporti interpersonali all'interno della parrocchia. I sacerdoti ed i compagni di viaggio non li scelgo io, ma Dio per me. Quali sono le difficoltà maggiori per vivere come “fraternità cristiana”? 
5. Valutiamo il grado di accoglienza che abbiamo nei confronti di chi non frequenta molto la parrocchia, in quale atteggiamento ci poniamo? Come possiamo vivere l'accoglienza cristiana per diventare contagiosi?

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